La
solitudine è bella, anzi no, è brutta, ma a pensarci bene è anche bella, forse …
la solitudine è la condizione ideale per far succedere le cose, è un brutto che
si sta trasformando in bello, a condizione che noi lo vogliamo, che decidiamo
ad un certo punto, al momento giusto di cambiare pelle, con pazienza, tutto qui
… la solitudine vista perciò come un potenziale che si ravviva, che ci prepara,
che ci forma e modella, la solitudine vista come un abbraccio alla propria
persona, un atto di amore incondizionato verso i propri tormenti, le proprie
turbolenze ma anche le proprie belle sensazioni e rimanere ad ascoltare le zone
interne, le zone periferiche, quelle a volte desolate, a volte accantonate … la
solitudine un banco di prova per tutto il genere umano e non per portare lo
sguardo sull’inafferrabile, sull’imponderabile, sull’etereo avendo a portata un
filo diretto con il tessuto della realtà, con i suoi avvenimenti ed accadimenti,
una connessione ed un’intesa prioritaria raggiungibile solo in questa modalità …
ed ecco che intorno a noi il filo d’erba trova spazio la nostra ricerca d’osservazione
armoniosa, il canto del merlo ha una funzione strategica nel nostro ascolto di
pace, l’odore della terra ci riconduce dove tutto è fecondo ed è pronto a
sbocciare … un tuffo perciò, la solitudine un trampolino di lancio nel mondo
che conta, dove si prendono le decisioni vere, che influenzano lo scorrere del
tempo e dei tempi; potersi sedere al tavolo e sorseggiare la vita dal luogo
privilegiato, senza se e senza ma, senza ne padroni ne vincitori, con il Mondo intero
dentro il proprio cuore …
(foto di Simona Sanzi)
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